mercoledì 6 aprile 2011

3 - L'OROLOGIO DELL'ELEFANTE

Il tempo! Nessun altro concetto è altrettanto sfuggente e insieme tanto essenziale, e per questo così affascinante; e misurarlo, con precisione e costanza, è stata una sfida per molti secoli. Oggi vedremo una soluzione straordinaria a questa esigenza: un orologio automatico che risale al periodo d'oro dell'automazione Araba - fra il 1100 e il 1200.

Il meccanismo è opera di una figura di importanza capitale
 nella storia dell'ingegneria Araba: Al-Jazari, capo ingegnere al palazzo di Artuklu e autore del Libro della Conoscenza degli Ingegnosi Dispositivi Meccanici un'opera fondamentale per la storia dell'automazione e della robotica. E non si può certo dire che l'Orologio dell'Elefante non sia all'altezza di un padre tanto celebre!

L'aspetto dell'Orologio è di sicuro impressionante: una grande statua di elefante, cavalcato dal suo Mahout. Sulla groppa della bestia poggia una torre, in cima alla quale s'affaccia un'altra figura. Un serpente, o drago, si sta arrampicando sulla torre; e sul tetto è appollaiato un grande uccello, forse una leggendaria Fenice.
Il cuore del meccanismo è tuttavia un semplice serbatoio d'acqua, nascosto all'interno dell'elefante.In questo galleggia una ciotola forata, che naturalmente si riempie lentamente, ed è calibrata per affondare, esattamente, in mezz'ora. E a tale intervallo i meccanismi dell'orologio si attivano:

- affondando, la ciotola agisce su delle corde, che rilasciano una pesante sfera di metallo nella bocca del Drago. Questa figura, a sua volta, si sposta in avanti, e risolleva sul pelo dell'acqua la ciotola, in modo da ricaricare il sistema;
- nel frattempo, un secondo sistema di corde agisce sulla figura in cima alla torre, facendole alzare la mano destra o sinistra, a seconda che segni una mezz'ora o un'ora esatta;
- contemporaneamente, il conduttore dell'elefante, o mahout, batte su un tamburo, e la fenice sul tetto della torre emette un richiamo;
- infine, il Drago torna nella posizione originaria; il sistema è di nuovo carico.

Tutto questo ciclo si ripete automaticamente, con precisione, fino a che vi sono sfere di metallo nell'apposito alloggiamento. Ma è ancora di maggior valore considerare come il meccanismo prevedesse una regolazione quotidiana per tenere conto della lunghezza variabile delle ore di luce nel corso dell'anno; per far questo, un secondo serbatoio d'acqua era collegato al primo, attraverso un regolatore di flusso: un galleggiante calibrato per far sì che il sistema battesse le ore esatte, ogni giorno. Si tratta di un sistema che vedrà grandissima diffusione, ad esempio nelle caldaie dei motori a vapore - ma solo durante la Rivoluzione Industriale, nel diciottesimo secolo, più di cinquecento anni più tardi!