3) I SOGNI IRREALIZZATI
Prima che un ingegnere, un artista, un inventore, perfino prima che un genio, Leonardo da Vinci fu uno straordinario sognatore. Vide possibilità dove i suoi contemporanei non vedevano nulla, e seppe sempre ragionare in maniera originale per superare le difficoltà. Per questa ragione, e in tributo a tanto coraggio intellettuale, dedichiamo l'appuntamento di oggi, che chiude la serie sulla storia antica dell'automazione, a due suoi progetti solo sognati, ma straordinari: l'uomo meccanico e la macchina per volare.
L'uomo meccanico sarebbe stato contenuto, a giudicare dai progetti, in una delle pesanti armature di piastre comuni nel millecinquecento. Chi ci segue dall'inizio in questa cavalcata attraverso la storia forse ricorderà il flautista dei Banu Musa, o ancor di più la barca di musici robotici di Al-Jazari: ebbene, dove questi automi avevano una funzione estremamente specifica, per la quale il movimento e la forma umanoide erano quasi più un fatto d'estetica e di spettacolo, che di funzione, l'automa leonardesco era studiato per muoversi in tutto e per tutto come un uomo vero. E a questo scopo, che si poté prefiggere solo grazie alla sua profondissima conoscenza del corpo umano, delle sue proporzioni, e dei meccanismi del suo movimento, Leonardo non pensò ad una semplice struttura snodata, ma a dei giunti correlati in modo preciso, che articolassero in armonia le varie parti del corpo per camminare, muovere le braccia, perfino aprire e chiudere la bocca. Non tralasciò neppure di prevedere un sistema di percussioni nel petto, per dare una rudimentale “voce” alla sua invenzione. Un automa che non era dunque progettato per dare spettacolo o incuriosire, ma per poter essere un vero sostegno all'uomo, assumendosi parte delle sue fatiche.
L'altro grande sogno, quello di far volare l'uomo, accompagnò Leonardo dalla più tenera infanzia, se tanto spesso citava l'aneddoto secondo cui, infante, un'aquila era volata sopra alla sua culla. Ciò che è sicuro è che il pensiero lo ossessionava, e che scrisse e disegnò carte su carte studiando il moto degli uccelli, il battito e la struttura delle loro ali, il suo modello: nonostante il suo modello di elicottero, una gigantesca elica che si sarebbe dovuta “avvitare” nell'aria per sollevare una piccola piattaforma (principio validissimo in sé, dato che è lo stesso che permette ai nostri elicotteri di volare), per Leonardo il vero volo umano sarebbe stato su un dispositivo ad ala battente. E forse uno dei più grandi ostacoli al buon esito di questo progetto fu la mancanza di materiali adatti (come tante volte nella vita di Leonardo), sufficientemente robusti e leggeri da permettergli di applicare quei principi che vedeva nella natura che lo circondava.
Non sappiamo, naturalmente, cosa Leonardo direbbe delle invenzioni straordinarie di cui ci serviamo oggi, e del mondo che ci circonda. Ma ci piace pensare che, per una mente come la sua, sarebbero trampolini da cui spiccare il volo verso nuovi sogni, ancora più grandi.
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