La scena di questo insolito spettacolo è il Nord della Siria; il periodo, il tredicesimo secolo.
Il protagonista è ammantato di mistero. Ne conosciamo il nome, Abu al-'Iz Ibn Isma'il ibn al-Razaz al-Jazari – e lo chiameremo con l’ultima parte, al-Jazari, che è un soprannome che indica proprio la zona in cui nacque (un po’ come il nostro “da Vinci”…)
E l’accostamento non finisce qui. Come il nostro grande Leonardo, al-Jazari era un genio in molti campi, e dimostrava interessi in ambiti estremamente diversi, dall’astronomia, alla matematica, all’arte, fino a quella che più c’interessa: l’ingegneria e le sue applicazioni pratiche. Discendente di una tradizione di artigiani, e capo Ingegnere al Palazzo Artuklu, dimostrava infatti grandissimo interesse nell’abilità necessaria a realizzare i suoi dispositivi, ben di più, in effetti, che nei principi teorici che ne permettevano il funzionamento. E proprio per questo, nel suo Libro della Conoscenza degli Ingegnosi Dispositivi Meccanici, sottolinea più volte, e con un certo orgoglio, come abbia costruito e provato personalmente ciascuno dei cinquanta progetti che vi illustra.
Orgoglio, peraltro, assolutamente giustificato, perché se andiamo a sfogliare quel libro, facciamo delle scoperte assolutamente sorprendenti. Al-Jazari descrive, nel dodicesimo secolo:
- L’albero a camme – che compare nei meccanismi progettati in Europa solo due secoli dopo;
- L’ingranaggio settoriale – che entra in uso regolarmente in Europa con il lavoro di Francesco di Giorgio, ingegnere Senese del 1500;
- Una pompa per sollevamento liquidi che riusciva, grazie all’utilizzo di un sistema a pistoni, a sollevare l’acqua fino a 13,6 metri – un’efficienza superiore a quella delle pompe realizzare in Europa tre secoli più tardi…
Ma se già queste sono invenzioni straordinarie, è sicuramente l’interesse di al-Jazari per la robotica e gli automi ad essere l’aspetto più affascinante del personaggio. Vogliamo chiudere questo breve articolo proprio con le sue parole: è la descrizione, dal Capitolo 4 del Libro della Conoscenza degli Ingegnosi Dispositivi Meccanici, della sua “Barca di Automi”, e possiamo immaginarla davvero in funzione… e ricordate che i marinai, il flautista e le serve di cui si parla sono tutti automi, ciascuno capace di una cinquantina di diversi gesti ed espressioni!
"La barca viene posta sulla superficie di un grande specchio d’acqua, e ben di rado rimane ferma, perché si muove sulla superficie. Per tutto il tempo per cui si sposta, si muovono pure i marinai, perché sono montati su assi, e i loro remi la spostano sull’acqua fino a che non sia passata circa una mezz’ora. Poi, per qualche tempo, il flautista suona il suo strumento e le serve suonano i propri, così che tutta la gente raccolta li oda. Poi tacciono, e la barca naviga lentamente per un’altra mezz’ora. Di seguito, il flautista dà nuovamente il segnale, e come la prima volta le serve suonano ancora. Il tutto cessa non prima di quindici cicli.”
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